Ascensori. Saliscendi metallici

pubblicato da TicinoSette #45 - 9 novembre 2012

Si sale e si scende. E a volte vi si rimane chiusi dentro. In alcuni stabili il piano numero 13 nemmeno esiste, tanto è difuso il timore di dover pigiare quel fatidico tasto...

Storicamente pare che il primo prototipo sia comparso nelle miniere, per trasportare in superficie operai o materiale. Poi via via, nel 19esimo secolo, si sono sbizzarriti con argani e motori elettrici di ogni sorta, lift panoramici e di lusso, all'interno o all'esterno dei primi grattacieli americani e dei grandi hotel. Si saliva fino al trentesimo piano ma poi, per scendere, toccava fare le scale! Nel 20esimo secolo l'entusiastica apoteosi di pigri e di anziani, ma anche la giustizia per i disabili e l'avvento delle fobie. Ricordo molto bene almeno due di questi cosi, ultra veloci, a New York in pochi secondi in cima all'Empire State Building, oppure nella cupola panoramica del Fernsehturm a Berlino. Anche noi svizzeri non scherziamo. All'Hammetschwand sul Lago dei quattro cantoni c'è quello aperto più alto d'Europa: 152 metri. E lo stomaco, pare, non si accorge di nulla.

Pigia quel bottone
Trent'anni fa il film olandese "De lift", poi replicato nel 2001 con "Down - Discesa all'inferno", ha contribuito in gran parte a scatenare, nell'immaginario collettivo, l'idea spaventosa che 'sto coso potesse avere vita propria, che si mettesse in moto o si fermasse a suo piacimento, per il terrore e l'angoscia di noi pigri passeggeri. O che, semplicemente, si bloccasse o, peggio, precipitasse giù nella tromba in un fragore di metallo e carne. Macchine "intelligenti" e cattive, capaci di sterminarci. Ascenori vetrati, esterni ed interni, come nel film "L'inferno di cristallo", che hanno alimentato miti e generato fobie. Come non citare "Ascensore per l'inferno", il diavolo che sale in città dagli inferi schiacciando un bottone? O il fiume di sangue che sprizza dall'Overlook Hotel in "Shining"? L'indicatore dei piani impazzito, cadaveri che sbucano dal tettuccio, calate mozzafiato appesi come topi ai cordoni d'acciaio. Angusti lamierosi scatoloni viaggianti, l'angoscia viva che scende e che sale, che entra ed esce. Fobie che fanno dell'ascensore, nostro malgrado, contenuto e contenente della paura, dell'eccitazione e della vergogna.

Fobici del chiuso
Per gli esperti, il terrore dell'ascensore è una forma di claustrofobia. Leggera. Fa paura mischiarsi con altre persone in una mobile bara in verticale, scoprire altre ansie, come quella dell'igiene per i bottoni da schiacciare, perché usati da tante persone. Tachicardia, sudorazione, manca l'aria, si può svenire o parte l'attacco di panico, isteria di gruppo. Gente c'è rimasta chiusa dentro per ore e per giorni, dimenticata. Come ci comporteremmo? Una scrive in un nostrano portale on-line: "ho le mie fobie e sono rivolte ai luoghi chiusi, in particolare gli ascensori. Quindi cosa faccio? Semplice, le scale...". Ecco, appunto. Scrive un'altra: "ho paura della porta che si chiude dell'ascensore, quindi balzo dentro!". La sola idea che, all'apertura delle porte, non ci sia il pianerottolo fa venire la pelle d'oca, vero? Il problema sarebbe talmente diffuso che persino l'esercito svizzero ci ha pensato: i corsi per superare la paura di indossare la maschera a gas sono molto utili anche per altre "situazioni critiche", ossia "negli ascensori". Ad ogni modo per gli esperti il dramma è superabile con specifici esercizi. Se così non fosse, cavoli loro: i fobici forse diventerebbero anche più tonici. Oppure prenderebbero le scale mobili, ma ho già scritto che anche queste causano ansie (Ticino7 n. 6/2012).

Quel piano un po'...
Il tema di 'sti cosi è talmente sensibile che, pensate, in moltissimi hotel e palazzi degli Stati Uniti manca il bottone col numero 13! Cosa non si farebbe per i clienti superstiziosi? Il divieto di usarlo in caso di incendio è invece tassativo. Oddio, dipende dov'è il rogo, se l'ascensore è nuovo, ma è ovvio che potrebbe bloccarsi e intrappolare la gente in fuga. Oggi li costruiscono resistenti al fuoco e al fumo, dicono, ma c'è da fidarsi? C'è persino un blog in italiano dedicato a questi amati e odiati apparecchi, dove si possono leggere gli avvertimenti e i cartelli più angoscianti da parte dell'ascensorista di turno, mestiere tutt'altro che scontato. E non potevamo non essere in Italia. Cartello numero uno: "se restate bloccati siete obbligati a restare immobili" (!) ed è meglio "non saltare mentre funziona, i freni non vanno tanto bene, rischiate di fare un botto!". Chiaro bambini? E gli odori, certi odori, mai capitato? Cartello numero due: "i signori condomini sono gentilmente pregati di limitare l'emissione di gas intestinali in ascensore". Sempre che non si debba aspettare il centoventottesimo piano.