Acquedotti. Sorgenti vitali

pubblicato da Ticinosette #18 - 29.4.2016

Al riparo dai nostri occhi perché nascosti e sotterranei, bisogna calarsi da accessi impervi e scendere nei tunnel, nelle gallerie, nelle vasche e nelle sale macchine che li compongono...

Da loro proviene l'elemento essenziale per la nostra vita, l'acqua, eppure pochi sanno cosa sono e come sono fatti. Al riparo dai nostri occhi perché nascosti e sotterranei, bisogna calarsi da accessi impervi e scendere nei tunnel, nelle gallerie, nelle vasche e nelle sale macchine che li compongono per avere un'idea. È quello che abbiamo fatto visitando l'acquedotto delle sorgenti del “Paolaccio”, in zona Acqua Fresca a Mendrisio, gestito dall'omonima azienda industriale (AIM).

Un po' di storia
La parola deriva dal latino “aqua” (acqua) e “ducere” (condurre). Pare li abbiano inventati gli arabi e poi i romani per l'irrigazione dei campi, per portare l'acqua alle abitazioni e alle attività artigianali. In Europa ve ne sono ancora di imponenti che sembrano ponti e cavalcavia di roccia, ma alla cui sommità scorre semplicemente il liquido più prezioso della Terra. Chi l'avrebbe mai detto che tra gli artefici storici di importanti acquedotti all'estero ci furono anche dei ticinesi?

Proprio come Giovanni Fontana di Melide, architetto ed ingegnere idraulico, e il cui nome mai fu così premonitore: fu lui che, leggiamo sul “Bollettino storico della Svizzera italiana”, alla fine del '500 condusse l'acqua a Roma e che ai primi del '600 realizzò l'acquedotto di Civitavecchia e poi quello di Frascati. In Ticino, in tempi più recenti, nel luglio del 1842, ecco l'avvio dei lavori di scavo dell'acquedotto che vedete in queste fotografie, quello volgarmente detto “del Paolaccio” in territorio di Salorino. La sua acqua di sorgente carsica doveva essere ritenuta così buona che veniva usata dalla fabbrica di birra dell'Antonio Brenni a Mendrisio. Alla salute!

Il caso Paolaccio
Il '900 vide esplodere il consumo di acqua a causa dell'aumento demografico a Mendrisio e quindi, scrive l'azienda locale nel suo sito, “già nel 1950 l’autorità comunale attua dei miglioramenti alle prese delle sorgenti di Paolaccio e Villa Foresta”, mentre “nel 1978 si edificò la camera di selezione a Paolaccio”. È la sorgente di questo “brutto Paolo” che approvvigiona il comune ed i suoi quartieri, ma quando c'è siccità si ricorre anche all'acqua di falda pompata dalla zona di San Martino.

Eppure è proprio quella di queste fotografie la più importante per la cittadina: “nei periodi critici è indispensabile il buon esercizio delle sorgenti di Paolaccio per garantire l’approvvigionamento all’intera città” si legge. La qualità dell'acqua è garantita, scrivono le AIM. Oggi, con un po' di immaginazione, sembra di entrare in una “Spa” scavata nel sottosuolo, tanto è limpida e blu l'acqua racchiusa nel cemento. Sembra di entrare nella pancia di un grande macchinario fatto di serbatoi, armature, camere di selezione, pompe, filtri e condotte metalliche.

Un bene prezioso
A quella della sorgente “Paolaccio” si mescola l'acqua di falda dopo la “clorazione”, cioè il processo di disinfezione più diffuso che assicura l'igiene del liquido. L'acqua di sorgente viene trattata con raggi ultravioletti, un secondo sistema diffusissimo che, grazie alla potenza di questi raggi, uccide batteri, spore, virus, funghi. Il “Paolaccio” conduce, insieme all'altra fonte che è il Brenni, una portata media di 3mila litri al minuto, leggiamo in una scheda tecnica. Coi pozzi di San Martino, questi due acquiferi possono alimentare il borgo di Mendrisio, il Monte Generoso, i quartieri di Salorino, Capolago e Genestrerio.

La torrida estate del 2015 aveva provocato non pochi grattacapi alla regione: il pozzo in questione non bastava più. Per questo anche noi cogliamo l'occasione per ricordare, assieme alle AIM, e con l'imminenza della Giornata mondiale dell'acqua del 22 marzo, che “l’acqua potabile è un bene molto prezioso ed è quindi importante, specialmente in periodi di scarse precipitazioni e forte consumo, di non farne spreco”. Come se non bastasse la cronaca recente (del Luganese) ha ribadito l'importanza dell'acqua potabile, e non a caso esiste una direttiva per tutte le aziende di distribuzione: ogni anno devono comunicare all'utenza le caratteristiche dell’acqua erogata, ricorda l’Associazione Acquedotti Ticinesi.