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Badanti attente ... al portafogli!

 

La faccia nascosta delle badanti, spesso straniere, che puntano ai soldi degli anziani. Un fenomeno poco conosciuto in Ticino, dicono gli operatori...

Il Caffè, 20 aprile 2008


Il maltrattamento può essere solo una piccola cattiveria, uno schiaffo, ma si va fino alle speculazioni ereditarie, alla privazione di medicine, ecc. “Il meno visibile è il tipo di maltrattamento legato all’emarginazione o alle questioni finanziarie” afferma Daniele Ryser, responsabile per l’Assistenza e la cura a domicilio Malcantone-Vedeggio. “Appena ce ne accorgiamo, cerchiamo di farlo capire ai parenti”.

E se non funziona? “Chiamiamo il servizio tutorio regionale o il medico di famiglia”. Ryser solleva anche il problema “emergente” delle badanti provenienti dai paesi dell’est grazie alla libera circolazione delle persone. “Il cantone ci ha già riuniti per discuterne e per capire come il fenomeno può essere controllato, non senza difficoltà” avverte.

In genere, spiega Ryser, “può esserci sfruttamento che si crea dalla situazione di dipendenza, oppure gente che offre aiuto instaurando un rapporto affettivo, a volte disonesto”. Ryser cita il caso di un’anziana sul punto di morte e delle speculazioni della persona che la curava in merito al lascito della casa. Anche nel bellinzonese, stando a Roberto Mora, direttore dell’Associazione bellinzonese di aiuto a domicilio, non mancano casi.

“Ho visto delle dinamiche un po’ aggressive a livello verbale” racconta Mora, “ma è difficile giudicare. Ad esempio c’è l’anziano che si rifiuta di farsi curare, ma è lui che decide così, non il parente”. Maggiormente diffusi i maltrattamenti nelle grandi città.

In una città come Lugano, conferma il direttore del Servizio cure a domicilio del Luganese Marco Treichler, “purtroppo riscontriamo maltrattamenti, per fortuna non tutti i giorni. Questo perché gli anziani vengono ignorati e non si ascoltano i loro bisogni. Oppure ci sono casi di contenzione fisica da parte dei parenti” spiega, come quello dell’anziano legato a una sedia.

“A questo punto lavoriamo su diversi livelli: informiamo il parente che ci sono metodi di contenzione meno duri e cerchiamo di capire la loro ansia. Dove non otteniamo risultati, segnaliamo il caso all’autorità tutoria che convoca le parti e assegna un mandato ufficiale a qualcun altro”. Per Treichler “finché non ci sono dei criteri per sapere cos’è il maltrattamento, non è evidente raccogliere cifre”.

“È un fenomeno nascosto e difficile da interpretare” gli fa eco il direttore dei servizi sociali di Lugano Paolo Pezzoli. “Spesso è nella coppia che riscontriamo situazioni di non accettazione da parte di uno dei coniugi, specie quando comincia a non essere più orientato, ad avere problemi di demenza. Di solito con un sostegno adeguato al coniuge risolviamo il problema”. Anche Pezzoli solleva la questione delle badanti, straniere e non: “un fenomeno ancora circoscritto ma da tenere d’occhio”.