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Alloggi sociali, rotto l'annaffiatoio

pubblicato da L'Inchiesta #4 luglio 2011

Alcuni proprietari di alloggi sociali sussidiati a volte creano ingiustizie, mentre ci sono inquilini che occupano i locali anche quando hanno perso il diritto. Persino nelle abitazioni dei comuni ci sono abusi, ma le autoritá minimizzano, dicendo di avere il controllo sulla situazione...

Ci sono inquilini che si "dimenticano" di annunciare la nascita di un figlio, chi di dichiarare un reddito maggiore o un terreno ereditato, chi semplicemente lavora in nero ma continua a beneficiare di aiuti. E poi ci sono i proprietari degli alloggi sussidiati che investono male e i comuni che non controllano i loro stabili a pigione moderata. Tutto questo a spese dei contribuenti, ovviamente. Sono alcune delle lacune del settore dell'aiuto all'alloggio in Ticino, foraggiato di sussidi pubblici da Berna e dal cantone: quasi 22 milioni di franchi nel 2009, rispettivamente 13 dalla Confederazione e 9 dal Ticino, fa sapere il Governo ticinese.

Molti candidati, pochi alloggi
Ad oggi in Ticino ci sono 4'814 alloggi sussidiati in locazione, fa sapere il Servizio dell'abitazione del Dss. Di questi, oltre mille (1'016) sono gestiti dalla Alloggi Ticino Sa (Atisa) di Bioggio, ditta di servizio pubblica alla quale partecipa anche il cantone. L'esatto numero degli occupanti dell'intero parco alloggi sussidiati non lo si conosce: "Non esiste il totale complessivo di persone che occupano le abitazioni", conferma il responsabile del Servizio dell'abitazione Enrico Rigoni. Il dato, pare, richiederebbe lunghe ricerche informatiche.

Lo stesso Governo, nel febbraio scorso, ha scritto che "la quota di inquilini svizzeri o stranieri beneficiari di questi alloggi è difficilmente verificabile". Lo sanno solo i proprietari privati. Ma si sa che le persone che avrebbero diritto ad una pigione ridotta sono nettamente di superiori a quelle attuali. "Sí, é vero" conferma Rolf Wuerth, direttore di Atisa. "Molte piú famiglie hanno i requisiti per poter godere di queste sovvenzioni".

A dirlo anche i dati statistici cantonali, per i quali in Ticino ci sono oltre 124 mila persone che rispondono ai requisiti di reddito. Ma come in ogni mercato dove non esiste equilibrio tra domanda e offerta (come quello del lavoro), anche nel settore dell'alloggio sussidiato ci sono abusi e zone grigie.

Dieci abusi ogni due anni
Il cantone preferisce non parlare di abusi, ma di mancate segnalazioni rispetto all'obbligo di informare i proprietari di eventuali cambiamenti nel reddito o nel nucleo familiare. Ebbene, ogni due anni emerge una decina di irregolarità, cinque all'anno in media, fa sapere Rigoni.

"Sono piú che altro delle dimenticanze, fatte in buona fede", rassicura Renato Scheurer, neo capo dell'Ufficio del sostegno sociale e dell'inserimento (Ussi). "Ad esempio, quando nasce un figlio la prima cosa che viene in mente non risulta certo quella di annunciarlo all'ufficio per la questione dei sussidi. Tuttavia al massimo l'anno dopo riusciamo a chiarire il fatto".

Insomma, nulla di grave per il cantone. Forse, ma la nascita di un figlio per chi ha un reddito modesto non sembra cosa da poco, finanziariamente parlando: implica il diritto all'aumento del limite di reddito e di sostanza, e comporta cambiamenti rispetto alle norme di occupazione. Possibile che ci si possa "dimenticare" di un sussidio di quasi 20 mila franchi l'anno?

Ci sono poi inquilini che non segnalano redditi aumentati o che tacciono proventi da lavori in nero. Mancano dati precisi ma il cantone ribadisce che i controlli, per quanto possibile, ci sono. "Se in una successiva verifica accertiamo che, ad esempio, giá un anno e mezzo prima é successo qualcosa che comporta la perdita del diritto, documentiamo il tutto per emettere una decisione e recuperiamo i sussidi, addebitando al proprieta-rio la quota da restituire", esemplifica Rigoni. "Spetta poi a quest'ultimo rifarsi nei confronti dell'inquilino, anche te-nendo conto degli accordi contrattuali". Tra questi accordi, figura il numero di inquilini che accedono ad un alloggio sussidiato. Fanno stato le prescrizioni sull'occupazione, pensate in base al numero di locali (vedi la legge).

Tuttavia, considerando la scarsa offerta e la forte domanda di alloggi, la tentazione di occuparne uno oltre il consentito, all'insaputa o con la complicitá del proprietario, potrebbe essere forte. Non a caso, dopo il lavoro nero, le situazioni familiari non conformi (false residenze, concubinato, figli maggiorenni a carico ecc.) sono la seconda forma di abuso maggiormente diffuso in ambito di prestazioni sociali. Lo dice una stessa indagine del 2009 dell'Ussi. Infatti, come fa il cantone a dire che non ci sarebbero abusi, se non sa in tempo reale quante persone vi abitano?

"Una prima verifica avviene al momento dell'entrata", rassicura Rigoni. "Ogni due anni aggiorniamo i dati e verifichiamo di nuovo la composizione della famiglia (come nascite o partenze) e aggiorniamo i dati di reddito e sostanza in base alla tassazione più recente". "La nostra prima sentinella sul terreno é il proprietario che ha tutto l'interesse a fare in modo che l'occupazione dell'immobile sia conforme e rispettosa delle normative", precisa Scheurer. Di solito questo avviene, ma per alcuni, forse la prioritá non é questa, ma un'altra: incassare l'affitto per pagare i debiti con le banche e con l'ente sussidiante.

Potere e miseria dei proprietari
Molto margine di manovra, forse troppo, lo hanno i proprietari, soprattutto persone fisiche, e le amministrazioni (fiduciarie). "La scelta dell'inquilino compete a loro", chiarisce Rigoni. "Noi riceviamo i cambiamenti, gli avvicendamenti, ma sono loro che gestiscono la trattativa, stabiliscono se c'é o meno il diritto al sussidio e applicano quindi la pigione corretta. Noi prestiamo consulenza per i casi particolari, verifichiamo a nostra volta le condizioni di sussidiamento e l'esattezza delle pigioni applicate, confermiamo il diritto oppure sopprimiamo l'aiuto se del caso. Ritorniamo la decisione al proprietario per la conferma e segnaliamo il tutto per competenza all'Ufficio federale dell'abitazione".

Ma non tutti i proprietari sono dei santi, come sa bene anche l'Ufficio federale dell'abitazione (Ufa). Nel 1999, ancora prima che si abbandonasse la politica dei sussidi all'alloggio (nel 2001), sull'aiuto alla costruzione l'Ufa scriveva di tutta una serie di svantaggi: "occupazioni non gradite, favoritismi verso certi gruppi di richiedenti, limitazioni alla mobilità, benefici per persone che non fanno parte dei gruppi mirati, formazione di ghetti sociali". Rischio di favoritismi, dunque? "Lo escludiamo categoricamente", taglia corto Wuerth di Atisa. "Questo fenomeno non ci risulta nemmeno da altri".(1) Ci sono anche proprietari che hanno fatto male i loro calcoli, indebitandosi con l'ente pubblico e con le banche: sono i "casi problematici", come li ha definiti il Governo ticinese nel 2005, in risposta ad un atto parlamentare.

Proprietari che "non hanno potuto seguire quelle strategie di contenimento della progressione delle pigioni: le hanno aumentate, si sono trovati con un numero rilevante di sfitti, non hanno potuto far fronte agli impegni verso i creditori e hanno gettato la spugna". Nella fattispecie erano stati venduti immobili con ben 505 alloggi sussidiati ad altri proprietari. "La maggior parte degli operatori risulta seria, conosce i modelli di sussidiamento ed i relativi vincoli, e sa cosa e come fare", dice Rigoni. "Vero che qualche situazione problematica c'é stata".

Con quale esito? "In certi casi con l'Ufa vengono ricercate le soluzioni che permettono di identificare le criticità e quindi risanarli mediante accordi con la Confederazione, come la riduzione o la sospensione degli aumenti periodici di pigione; la possibilitá, alle condizioni stabilite dalla Legge, di ottenere parziali condoni del debito verso la Confederazione".

Finito il diritto, nessuno sfratto
In teoria, chi perde il diritto al sussidio, dovrebbe perdere anche l'alloggio, ma in pratica, no, resta e paga la pigione piena. Ecco la contraddizione del sistema, riconosciuta persino da chi eroga i sussidi e confermata dai proprietari. "Relativamente pochi inquilini avevano lasciato o intendevano lasciare l'alloggio", scrive il Governo in merito ad un incontro del 2002 con diversi proprietari. E quelli che lo lasciavano? "Non avevano difficoltá a trovarne un altro a prezzi accessibili".

Viene allora da chiedersi se l'aiuto pubblico sia stato davvero mirato e giustificato. Per Scheurer esiste una spiegazione logica. "Questa persona magari ha 30 anni e un salario che cresce col tempo", afferma. "E poi si trova bene nell'appartamento, la zona è tranquillla, coi vicini va bene ecc.". La pigione intera di solito risulta anche più alta di quella di mercato, in media in 9 casi su 10, ha rilevato il cantone nel 2005 su 470 alloggi: "il 92% delle pigioni di base, quelle che dovrebbero essere pagate se cessassero i sussidi a fondo perso, supera il livello delle pigioni vigenti nel mercato libero per oggetti analoghi in luoghi simili".

Ma non solo "nel 40% dei casi, persino con i sussidi a fondo perso (riduzioni suppletive), le pigioni risultano superiori a quelle di oggetti analoghi non sussidiati". Il modello studiato negli anni '70 funziona solo quando "i redditi degli inquilini progrediscono come o di più della pigione sussidiata", sostiene il Governo. Peccato che questo non sia accaduto.

2019: la fine dei sussidi
Morale della favola, nel 2019 il Ticino non verserá piú alcun sussidio e questo riguarderá migliaia di alloggi. La Confederazione intende invece chiudere i rubinetti nel 2025. In Ticino, solo da quest'anno al 2015, oltre 2'600 abitazioni smetteranno di essere sovvenzionate. Le conseguenze? Non gravi. "Buona parte assume parzialmente se non addirittura totalmente i sussidi che vengono a mancare", afferma Rigoni.

Per gli inquilini che rischiano l'aumento di pigione, sembra che non finiranno sotto un ponte: potrebbe intervenire l'assistenza sociale, le prestazioni complementari eccetera. Nei fatti, conclude Rigoni, "è più traumatico il trasloco che una maggiora spesa finanziaria per la pigione". Come dire che il sussidio è servito a poco.

Note: (1) In realtá, come emerso poco dopo questo articolo, Atisa fa sgomberare delle prostitute che alloggiavano nelle abitazioni a pigione moderata.

Particolare curioso, dopo questo articolo, Scheurer ha deciso di non rilasciare più alcuna dichiarazione alla rivista "L'Inchiesta", nonostante diriga un ufficio pubblico (!).